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dai GIORNALI di OGGIItalia-Francia: accordo su nucleare di quarta generazione e rinnovabili ROMA - Italia e Francia insieme non solo sul nucleare di terza generazione Epr con cui vogliamo riattivare l'atomo elettrico nel nostro paese. La collaborazione si allarga alla ricerca sul nucleare di quarta generazione, che promette di risolvere d'un sol colpo i problemi delle scorie (che diventeranno carburante da riciclare nelle stesse centrali) e di sicurezza intrinseca degli impianti. La piastrella? Si converte Tre obiettivi ambiziosi. Primo: rendere il fotovoltaico un elemento di design, spingendolo persino sui tetti delle aree di interesse storico. Secondo: dare nuova linfa e continuità produttiva al mercato della ceramica, riconvertendo parte delle macchine alla produzione di tegole fotovoltaiche. Terzo: gettare le basi per la declinazione nostrana della green economy. 2009-07-22 |
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il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2009-07-22 Italia-Francia: accordo su nucleare di quarta generazione e rinnovabili 22 luglio 2009 ROMA - Italia e Francia insieme non solo sul nucleare di terza generazione Epr con cui vogliamo riattivare l'atomo elettrico nel nostro paese. La collaborazione si allarga alla ricerca sul nucleare di quarta generazione, che promette di risolvere d'un sol colpo i problemi delle scorie (che diventeranno carburante da riciclare nelle stesse centrali) e di sicurezza intrinseca degli impianti. Si lavorerà sulle nanotecnologie e biotecnologie dell'energia, la scienza dei materiali, i modelli di simulazione. Per il "nucleare sostenibile" del futuro ma anche per sviluppare le energie rinnovabili. Tutto questo grazie all'accordo siglato ieri mattina nell'Ambasciata francese tra il presidente dell'Enea Luigi Paganetto e l'amministratore del Cea, in commissariato francese per l'energia atomica, Bernard Bigot, presenti il nostro ministro dello Sviluppo Claudio Scajola e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.Concepita per "far fronte alle sfide nei prossimi decenni" la partnership costituisce - si sottolinea in un comunicato congiunto - la prima applicazione del nuovo accordo quadro firmato lo scorso 24 febbraio dai governi di Italia e Francia sulla cooperazione energetica. Cinque gli obiettivi strategici comuni: formare esperti di alto livello, creando le condizioni per la mobilità dei ricercatori; favorire lo sviluppo e la competitività dell'Industria in materia di sicurezza e gestione dei rifiuti nucleari; sviluppare reattori di quarta generazione, ricerche sui reattori veloci e sul ciclo del combustibile; elaborare posizioni comuni per orientare i programmi di ricerca europei; rafforzare la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie per le energie rinnovabili per abbassare i costi e per favorire lo sviluppo tecnologico delle imprese e la loro competitività a livello internazionale. "E' significativo il fatto che l'accordo riguardi il nucleare e l'ambiente" rimarca Luigi Paganetto. Accordo davvero importante - aggiunge Bernard Bigot - "se si guarda ai rischi legati ai cambiamenti climatici e alle esigenze di approvvigionamento in un momento in cui le tecnologie di produzione energetica devono fare appello a tutte le forme a basso impatto di carbonio" come il nucleare e le rinnovabili. (F.Re.) 22 luglio 2009
Così nasce un'industria (ecologica) di Laura La Posta ed Eleonora Della Ratta commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 21 luglio 2009
"Nel 1993 eravamo un'impresa edile specializzata in lavori pubblici: dopo dieci anni ci siamo resi conto che non avevamo un futuro e ci siamo guardati intorno, cercando un'idea innovativa". Così Salvatore Moncada, amministratore delegato del Moncada energy group racconta come l'azienda siciliana è passata dall'ingegneria civile alla produzione di energia rinnovabile. "Abbiamo sfruttato le nostre competenze ingegneristiche per creare impianti eolici, poi è stata la volta dei pannelli solari e ora abbiamo realizzato tre impianti a biomasse – racconta –: le rinnovabili costituiscono la metà del nostro fatturato. E siamo salvi. Non solo: entro un anno prevediamo di passare da 220 a 500 dipendenti e da 70 a 200 milioni di fatturato". Prossima tappa? La realizzazione di un impianto fotovoltaico su un terreno acquistato... negli Stati Uniti. Da Agrigento al California dreamin'. Il boom delle energie rinnovabili, fotografato dal Gestore dei servizi elettrici (si vedano i dorsi regionali del Sole 24 Ore del primo luglio), si sta rivelando la via d'uscita dalla crisi per questa e per molte altre imprese. La molla è stata il Conto energia, l'incentivo con cui il Gse (cioè, lo Stato in ultima analisi) paga l'energia prodotta dai privati a quasi il triplo rispetto al prezzo medio del mercato, per vent'anni dall'investimento. A questo si aggiunge lo scambio sul posto, che permette, sostanzialmente, di non pagare le bollette. Gli incentivi per le auto meno inquinanti e lo spuntare di offerte bancarie di finanziamenti ad hoc stanno facendo il resto. La crisi, infine, sta accelerando un processo inevitabile per molte aziende attive in business recessivi: il necessario turnaround per mantenersi in vita viene declinato da molti in un'ottica verde. Lo conferma Aldo Fumagalli Romario, presidente della Commissione Sviluppo sostenibile di Confindustria. "La sfida climatica che spinge alla riduzione delle emissioni di CO2 sta rappresentando un'occasione di sviluppo tecnologico e di nuova imprenditorialità – spiega –. Pensiamo ai grandi progetti di Ccs (cattura e sequestro di CO2), allo sviluppo di tecnologie a basso impatto nei trasporti, agli ingenti programmi di sostegno per l'eolico, il fotovoltaico e il solare termico". Gli fa eco Sandro Bonomi, presidente Anima (la federazione dell'industria meccanica): "Le imprese italiane sanno innovarsi e adattare il proprio know-how alle nuove sfide e lo sviluppo futuro è rappresentato proprio dalle energie rinnovabili – sottolinea –: l'industria meccanica sta investendo in ricerca, per creare un'intera filiera che lavori nell'ambito della green economy". Dalla meccanica pura, molte piccole e medie imprese stanno svoltando verso le energie rinnovabili, dalla progettazione degli impianti alla produzione: "Gli incentivi sono importanti per due aspetti – spiega Bonomi –, da un lato agevolano la ripresa di un settore che prova a uscire dalla crisi più competitivo di prima, dall'altra facilitano il rispetto di normative europee che l'Italia non può ignorare". Quelle di Fumagalli e Bonomi non sono dichiarazioni programmatiche, ma la fotografia di quanto si sta verificando in intere aree del paese. Come la cosiddetta Etna valley, il distretto hi-tech orgogliosamente nato attorno alla St Microelectronics di Catania e ora in ansia per le misure di cassa integrazione varate e poi ridimensionate. "Molte aziende hanno cominciato a seguire il filone delle energie rinnovabili – conferma Salvo Raffa, presidente del distretto e della sezione hi-tech di Confindustria Catania –: quelle non più competitive nel settore meccanico hanno impegnato la propria esperienza e tecnologia nel fotovoltaico, ma anche in altri ambiti come il recupero dei vettori energetici da produzione industriale o la produzione di idrogeno da lavorazione di semiconduttori". Dal Trentino alla Sicilia si trovano ovunque storie di eco-imprese interessanti o di turnaround verdi. Come quelle della Pramac di Casole d'Elsa (Siena), che dai gruppi elettrogeni e dai macchinari per la logistica è passata ai moduli fotovoltaici hi-tech (18 milioni di fatturato aggiuntivi previsti quest'anno). Storie vincenti come quella della Solsonica, la società di Cittaducale (Rieti) del gruppo Eems: pannelli fotovoltaici da esportazione per un business incrementale di 20 milioni (si veda lo Speciale Nuove energie su www.ilsole24ore.com). Chissà se il futurologo Alvin Toffler, ormai 81enne, chiamerebbe questa rivoluzione la Quarta ondata: dalla società post-industriale da lui preconizzata nel bestseller del 1980 The third wave stiamo forse passando a una società eco-industriale di nuovo tipo, difficile da inquadrare. La foto del nuovo settore è mossa o sfocata: sulla base occupazionale creata c'è guerra di stime. A livello prudenziale, si parla di 55mila occupati (si veda l'articolo a pag. 5). Di fatto, c'è un Far West di regole, modelli di business, start-up non rilevate, turnaround non dichiarati. E scarsa consapevolezza del fatto che sta nascendo un comparto industriale. Come fare a orientarsi? "Follow the money", consigliava Gola profonda al cronista Bob Woodward, come immortalato nell'indimenticabile film "Tutti gli uomini del presidente". E il fiume di soldi che si sta muovendo porta dritto a un simbolico edificio con su scritto Green business community. Con un fiocco verde sulla porta. 21 luglio 2009
La rivoluzione verde delle imprese italiane di Eleonora Della Ratta commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 21 luglio 2009 I nomi dell'economia verde italiana non sono pochi, spesso si tratta di aziende con una lunga storia alle spalle, ma in tutt'altro settore. Quando nel 1966 Mario Campinoti fondò l'Europea, a Casole d'Elsa, in provincia di Siena, non avrebbe mai pensato che un giorno sarebbe diventata leader in Europa nel settore delle energie rinnovabili. Negli anni Sessanta era la produzione di materiale edile il core business dell'azienda che, negli anni, ha ampliato la gamma dei propri prodotti e ha creato il gruppo Pramac Spa, con stabilimenti in tutto il mondo, quotato in Borsa dal 2007. Attivo nella produzione e commercializzazione a livello mondiale di gruppi elettrogeni per la generazione di energia elettrica, macchinari per la movimentazione logistica interna, il gruppo oggi punta sulle rinnovabili per garantirsi uno sviluppo concorrenziale. "Il prossimo 23 luglio sarà inaugurato lo stabilimento svizzero di Riazzino – spiega Paolo Campinoti, ad di Pramac - e daremo il via alla produzione e distribuzione sul mercato dei nostri moduli fotovoltaici di ultima generazione, a "film sottile", denominati Pramac Luce Micromorph". Una nuova tecnologia che permette di avere un prodotto a costi inferiori e un rendimento maggiore: "I moduli producono il 15% in più di energia su base annua rispetto ai pannelli tradizionali, hanno un design raffinato e sono integrabili dal punto di vista architettonico oltre ad essere eco-compatibili – spiega Campinoti -, solo con questa nuova produzione stimiamo di raggiungere entro la fine dell'anno un fatturato di circa 18 milioni di euro". L'energia verde è stata una via per restare competitivi nonostante la competitività dei Paesi del Far East per Solsonica, la società di Cittaducale (Rieti) appartenente al gruppo Eems: "Dal 1970 produciamo semiconduttori, ma la forte concorrenza della Cina ci ha spinti a diversificare – spiega Giuseppe Scopigno, responsabile comunicazione Solsonica -, nel 2005 la Eems ha così aperto due filiali in Cina e una a Singapore per continuare la produzione di semiconduttori, mentre nel 2007 abbiamo costituito Solsonica nella sede italiana, che conta 200 dipendenti, per capitalizzare la nostra esperienza legata alla lavorazione del silicio e sfruttare le opportunità rappresentate dallo sviluppo del fotovoltaico". La scelta è ricaduta sul fotovoltaico: "È un mercato con buone prospettive, dove potevamo sfruttare il nostro know-how tecnologico – spiega Scopigno –, inoltre in Italia mancava una filiera produttiva per sostenere la crescita del mercato fotovoltaico e siamo stati tra i primi a produrre le celle e i pannelli". L'80% della produzione è destinata al mercato nazionale, ma dallo scorso anno è iniziata l'esportazione di moduli fotovoltaici anche in Germania e Spagna: il primo anno di attività si è chiusto con un fatturato di 20 milioni di euro, il 12% dei 154 milioni totali: "Si tratta di un'attività collaterale che sta prendendo sempre più valore: nel primo trimestre di quest'anno abbiamo già fatturato sei milioni, il 25% del totale". Dal Trentino alla Sicilia si trovano storie di qualche visionario che ha visto nell'energia solare il futuro o di chi ha delocalizzato attività poco competitive e si è concentrato su un futuro verde. Il gruppo Moncada Energy Group di Agrigento è stato uno dei primi: "Abbiamo sfruttato le nostre competenze ingegneristiche per creare impianti eolici, poi abbiamo continuato con i pannelli solari e abbiamo appena finito la realizzazione di tre impianti a biomasse – racconta Salvatore Moncada, ad del gruppo – all'inizio sembravamo solo dei sognatori, ma puntare sulle rinnovabili ha permesso una crescita notevole e adesso costituisce la metà del nostro fatturato". La sede siciliana conta 220 addetti e un fatturato di 70 milioni di euro: "Per il 2010 prevediamo di arrivare a 500 dipendenti e 200 milioni di fatturato, di cui 120 milioni provenienti dal settore energia". Nuovi posti di lavoro, con ripercussioni positive sull'indotto, investimenti all'estero per acquistare terreni, come quelli in California dove nei prossimi mesi verrà creato un nuovo impianto solare: "Nell'idea di Barack Obama la green economy comporta nuovi posti di lavoro su tutta la filiera, ma in Italia non è così – lamenta Moncada - non è una strada in discesa, purtroppo, anzi le difficoltà burocratiche aumentano ogni giorno e manca una sana competitività, mentre è molto più facile lavorare all'estero". 21 luglio 2009
Certificazione energetica: non tutte le regioni sono pronte di Giovanni Tucci e Silvio Rezzonico commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 20 Luglio 2009 Le novità delle linee guida per la certificazione energetica Da Aosta a Agrigento, da Belluno a Cagliari: dal 25 luglio tutti i cittadini italiani che vendono casa dovranno incaricare un tecnico abilitato a predisporre la certificazione energetica dell'appartamento secondo le Linee guida approvate con decreto dello Sviluppo economico del 26 giugno 2009. L'entrata in vigore del Dm, infatti, fa scattare l'obbligo della "pagella verde" secondo analisi del rendimento energetico dell'edificio (non solo invernale ma anche estivo) piuttosto dettagliate, ben più complesse di quelle finora utilizzate. E non basta. Oltre i casi di compravendita, l'attestato di certificazione è indispensabile anche per nuove costruzioni, ristrutturazioni totali, richiesta di detrazione del 55% sul risparmio energetico, sottoscrizione da parte del condominio di un contratto di servizio energia. Solo nelle poche Regioni dove è stato completato prima il processo normativo per attivare la certificazione energetica sul territorio (Lombardia, Liguria, Emilia Romagna e provincia autonoma di Bolzano) le cose, per il momento, continueranno a procedere come nel passato. L'effetto prevedibile di questa repentina applicazione di regole sul territorio nazionale sarà il caos che si scatenerà da sabato prossimo, prima di tutto perché gli stessi tecnici abilitati nelle aree del Paese prive di normativa propria dovranno aggiornarsi a spron battuto sul contenuto delle Linee guida e dovranno poter fruire di software aggiornati e avvallati dagli enti tecnici nazionali. A tacere, poi, dei dubbi su quali siano effettivamente i professionisti abilitati. In secondo luogo perché si creano disparità di trattamento tra cittadini in ordine all'allegazione o meno del certificato ai rogiti. "Le Linee guida fanno testo per tutti gli italiani – spiega Roberto Moneta, dello Sviluppo economico –, anche nelle regioni che sono a metà del guado nell'iter normativo (per esempio Piemonte, provincia di Trento, Toscana, Umbria e in Valle d'Aosta ndr) e che avevano in gestazione la normativa tecnica sul rendimento energetico degli edifici. Tutto ciò, almeno, finché le Regioni stesse non vogliano varare norme autonome: come possono, ma non devono necessariamente fare. Norme che non siano però in conflitto con i principi fondamentali delle Linee guida, che competono allo Stato". Tutte le Regioni (comprese quelle che hanno delle norme, che dovranno perciò essere adeguate) devono conformarsi ad alcuni principi base a cui non si potrà fare eccezione. Per la maggior parte di essi non dovrebbero esserci grandi problemi: vi si afferma, per esempio, che devono essere uniche le norme tecniche di riferimento; uniformi anche i requisiti professionali e i criteri per assicurare la qualificazione e l'indipendenza dei certificatori; è ribadita la validità decennale del certificato; si spiegano le prescrizioni relative all'aggiornamento dell'attestato a ogni intervento che migliori la prestazione energetica dell'edificio o a ogni controllo che accerti il degrado della prestazione stessa. Dove invece si incontra un "inciampo" è quando si fa cenno all'unicità delle "metodologie di calcolo della prestazione energetica degli edifici, compresi i metodi semplificati finalizzati a minimizzare gli oneri a carico dei cittadini". Infatti le Regioni che hanno legiferato hanno in qualche caso diversificato gli standard energetici degli edifici, e così stavano facendo alcune di quelle che stanno predisponendo le norme. Inoltre le Linee guida introducono nella certificazione anche gli standard minimi per il condizionamento estivo, tralasciati, per esempio, in Lombardia. Eventuali dissensi Stato-Regioni, tuttavia, potranno essere armonizzati nel Tavolo di confronto e coordinamento previsto dalle stesse Linee guida, la cui composizione e le cui modalità operative saranno definite da un futuro decreto interministeriale. "C'è da attendersi – continua Moneta – che alcune Regioni scelgano di non varare norme tecniche locali sulla certificazione, limitandosi a recepire nel loro ordinamento le Linee guida nazionali, magari stabilendo solo alcune eccezioni e adattamenti alle loro scelte e alla loro situazione geografica". Pare che Veneto e Toscana stiano orientandosi in questa direzione e forse Marche, Umbria, Calabria e Campania ne seguiranno l'esempio. 20 Luglio 2009
Italia-Francia: accordo su nucleare di quarta generazione e rinnovabili commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 22 luglio 2009 ROMA - Italia e Francia insieme non solo sul nucleare di terza generazione Epr con cui vogliamo riattivare l'atomo elettrico nel nostro paese. La collaborazione si allarga alla ricerca sul nucleare di quarta generazione, che promette di risolvere d'un sol colpo i problemi delle scorie (che diventeranno carburante da riciclare nelle stesse centrali) e di sicurezza intrinseca degli impianti. Si lavorerà sulle nanotecnologie e biotecnologie dell'energia, la scienza dei materiali, i modelli di simulazione. Per il "nucleare sostenibile" del futuro ma anche per sviluppare le energie rinnovabili. Tutto questo grazie all'accordo siglato ieri mattina nell'Ambasciata francese tra il presidente dell'Enea Luigi Paganetto e l'amministratore del Cea, in commissariato francese per l'energia atomica, Bernard Bigot, presenti il nostro ministro dello Sviluppo Claudio Scajola e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Concepita per "far fronte alle sfide nei prossimi decenni" la partnership costituisce - si sottolinea in un comunicato congiunto - la prima applicazione del nuovo accordo quadro firmato lo scorso 24 febbraio dai governi di Italia e Francia sulla cooperazione energetica. Cinque gli obiettivi strategici comuni: formare esperti di alto livello, creando le condizioni per la mobilità dei ricercatori; favorire lo sviluppo e la competitività dell'Industria in materia di sicurezza e gestione dei rifiuti nucleari; sviluppare reattori di quarta generazione, ricerche sui reattori veloci e sul ciclo del combustibile; elaborare posizioni comuni per orientare i programmi di ricerca europei; rafforzare la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie per le energie rinnovabili per abbassare i costi e per favorire lo sviluppo tecnologico delle imprese e la loro competitività a livello internazionale. "E' significativo il fatto che l'accordo riguardi il nucleare e l'ambiente" rimarca Luigi Paganetto. Accordo davvero importante - aggiunge Bernard Bigot - "se si guarda ai rischi legati ai cambiamenti climatici e alle esigenze di approvvigionamento in un momento in cui le tecnologie di produzione energetica devono fare appello a tutte le forme a basso impatto di carbonio" come il nucleare e le rinnovabili. (F.Re.) 22 luglio 2009
Eolico d'alta quota, Kitegen pronto al debutto di Giuseppe Caravita commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 16 luglio 2009 L'intervista integrale Speciale Nuove Energie Un lungo stelo alto 25 metri e sotto una strana cupola trasparente spunteranno dalla campagna il prossimo settembre a Berzano S. Pietro, in provincia di Asti. Lo stelo, o stem, sorreggerà un grande aquilone a forma allungata, analogo a un parapendio, ma di alcune decine di metri quadrati. Due potenti ventilatori lo innalzeranno in cielo, fino a 200 metri. "Ma ne basteranno 80 perché l'aquilone cominci a galleggiare nel vento per poi salire fino a 800 metri. E intanto lo stelo ne governerà le funi, facendogli compiere un volo calibrato. Con una portanza, in salita, che farà girare alternatori anche da tre megawatt. Poi, raggiunti gli 800 metri, basterà tirare una sola fune per mettere l'aquilone in scivolata d'ala (come se fosse una bandiera), quindi ritirare velocemente le funi quasi senza dispendio di energia, tornare a 400 metri, rimetterlo in portanza e ripetere la risalita oscillante, con connessa produzione di energia elettrica dai venti di alta quota. Il tutto per 5mila ore medie annue stimate, ben di più di una torre eolica normale". Una sorta di yo-yo energetico, un saliscendi continuo, ma altamente controllato. Questa è la descrizione che Massimo Ippolito, fondatore della Sequoia Automation di Chieri, fa della sua prima creatura, il Kitegen-stem. È il primo prototipo al mondo di centrale elettrica da energia eolica di alta quota, oggi in fase di produzione e che dovrebbe cominciare a operare in autunno nel "laboratorio a cielo aperto", di Berzano, con l'aiuto del comune astigiano, "fino a farne un centro dimostrativo, di ricerca e di formazione su questa grande risorsa naturale che è il vento di alta quota". Per Ippolito e il suo team è un passo avanti fondamentale, dopo oltre cinque anni di ricerche, sperimentazioni sul campo, errori e correzioni insieme a università, in primis il Politecnico di Torino. "Oggi abbiamo il progetto completo in produzione, ma quanti aquiloni abbiamo esplosi negli anni scorsi!". Eppure l'idea base del Kitegen si è dimostrata valida. "Siamo partiti dai nostri sensori, accelerometri tridimensionali, montati su aerei ultraleggeri. Li produciamo da una decina d'anni, e riusciamo a controllarne il volo, a più di mille metri d'altezza, con pochi metri di errore. E allora ci chiedemmo: perché non provare con l'ala di un aquilone, capace di sfruttare, almeno in teoria, i 3.600 terawatt del sistema eolico terrestre? Una risorsa naturale di due ordini di grandezza superiore ai 15 terawatt che oggi l'umanità produce". Il vento di alta quota è però una brutta bestia. "A mille e più metri di quota tutto può muoversi a potenze quadratiche. Una raffica significa avere a disposizione non più di 20-30 millisecondi per reagire con il controllo computerizzato del l'aquilone. E non li avevamo, con i sistemi tradizionali. Per questo spaccavamo i kite". La soluzione è lo stelo, una gigantesca canna da pesca flessibile "in alluminio con interno a nido d'ape, in polimeri speciali o in vetroresina riempita - ne proveremo tre tipi". Lo stelo, come la canna, forma un leggero angolo con le funi tese "e ci garantisce quei pochi metri angolari di margine elastico in grado di assorbire l'inizio delle raffiche, per poi consentire al sistema di reagire e rielaborare il profilo di volo". Come prendere all'amo un tonno, la canna si flette e dà il tempo per dare o tirare la lenza.
Il Kitegen è un sistema robotico sofisticato. "I sensori montati sul l'aquilone comunicano al computer di controllo i dati reali in quota. Il sistema parte con un modello grossolano basato sui dati meteorologici, ma in una decina di minuti si aggiusta e si ottimizza". E il braccio governa le traiettorie ottimali, e la salita e discesa dello yo-yo energetico.
"Vogliamo dimostrare che il kitegen-stem, con 5mila ore di volo annue per 20 anni, ripaga 70 volte se stesso in termini di energia e lavoro necessario a produrlo". Ovvero 20 volte una torre eolica tradizionale, o quanto frutta in termini energetici un giacimento petrolifero affiorante, di quelli dei tempi d'oro della corsa all'oro nero. E che oggi, quasi, non esistono più. 16 luglio 2009
L'agenzia internazione per le rinnovabili avrà sede ad Abu Dhabi commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 1 luglio 2009 Masdar city, la città a zero emissioni Galleria fotografica L'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) avrà la sua sede nello spicchio verde dell'emirato di Abu Dhabi. La capitale degli Emirati arabi uniti, uno dei maggiori fornitori di petrolio al mondo, da qualche tempo ha acceso i riflettori sull'energia pulita. Il progetto più ambizioso si chiama Masdar City, città a emissioni zero attualmente in costruzione che entro il 2016 ospiterà 50mila persone e per alcuni aspetti ricorda Dongtan, la città ecologia che sta sorgendo in Cina. La sede di Irena sarà proprio a Masdar City. La scelta è stata comunicata nel corso di una riunione dell'organizzazione a Sharm El Sheikh. Abu Dhabi è rimasto il solo candidato in lizza dopo il ritiro all'ultimo minuto delle candidature di Bonn (Germania) e Vienna (Austria). Circostanza confermata anche all'Afp da una fonte anonima della delegazione occidentale, che ha anche parlato di una delusione della Corea del Sud e del Giappone. D'altra parte la delegazione emiratina era composta da almeno sette ministri, che hanno lavorato per sostenere la candidatura di Abu Dhabi. Gli Emirati arabi uniti hanno messo sul piatto un finanziamento all'agenzia di 136 milioni di dollari in un periodo di sei anni, offrendosi di coprire inoltre tutti i costi operativi su base continua. Il Fondo per lo sviluppo di Abu Dhabi ha creato inoltre una dotazione speciale di 50 milioni di dollari americani annuali da utilizzare per la concessione di prestiti per sostenere progetti relativi alle energie rinnovabili nei Paesi in via di sviluppo. L'Irena, alla quale poco prima della riunione hanno aderito vari Paesi tra cui gli Usa, l'Australia e il Giappone, punta a rafforzare la lotta contro il riscaldamento globale, ad offrire consulenza ai governi su tutte le questioni tecniche, normative e finanziarie legate alla produzione di energia da fonti rinnovabili nei Paesi industrializzati e in via di sviluppo. 1 luglio 2009
Lo sviluppo delle imprese affidato alle energie rinnovabili Eleonora Della Ratta commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 17 luglio 2009 Dall'esperienza della meccanica le piccole e medie imprese del settore stanno puntando sullo sviluppo di un business che gira intorno alle energie rinnovabili, dalla progettazione degli impianti alla produzione: la creazione di un nuovo tipo di filiera che permetterà alle aziende di restare competitive sui mercati. Per questo è forte l'attenzione dei produttori di impianti di cogenerazione per l'articolo 33 del ddl 1441 sul tema dell'energia. "Nella versione attuale non va assolutamente bene, ma dal ministero abbiamo ottenuto segni positivi - spiega Rudi Silvio Stella, presidente di Italcogen, l'associazione che riunisce i produttori di impianti di cogenerazione - giovedì scorso abbiamo avuto in incontro, adesso aspettiamo di vedere la versione definitiva". Il disegno di legge prevede nel calcolo degli oneri di sistema l'inclusione dell'energia elettrica prodotta in cogenerazione da parte delle reti interne di utenza: "Attualmente questi oneri non sono previsti, introdurli significa penalizzare le imprese che hanno investito sulle energie alternative". Il sostegno al settore è stato finora la molla che ha permesso di investire in ricerca e di rinnovare le imprese: "Gli incentivi e i provvedimenti a sostegno delle energie rinnovabili sono un fattore importante, da non sottovalutare per due aspetti - spiega Bonomi -, da un lato permette la ripresa di un settore che esce dalla crisi grazie a un cambiamento che ci rende competitivi, dall'altra permette di rispettare parametri e normative europee che l'Italia non può ignorare". Ridurre le emissioni di CO2 è un dovere, ma anche un'opportunità: "Gli incentivi hanno un valore meritocratico, premiano quelle aziende che sanno rinnovarsi e non hanno paura di investire in un settore che avrà un forte sviluppo a medio e lungo termine". La capacità di cambiare il proprio core business è la via d'uscita per i distretti in difficoltà, come nel caso dell'Etna Valley, in Sicilia: "Facendo sistema tra le imprese del distretto e l'Università abbiamo intrapreso nuove strade - spiega Salvo Raffa, presidente del distretto Etna Valley e della sezione hi-tech di Confindustria Catania, questa strategia ha aperto la strada verso il mondo dell'energia rinnovabile e ha dato una nuova spinta al distretto di Catania: "A fare da apripista è stata la St Microelectronics, multinazionale italo-francese che produce microchip, che ha diffuso una cultura dell'innovazione in tutta l'area: le aziende hanno cominciato a seguire il filone delle energie rinnovabili che è senza dubbio uno dei più interessanti per lo sviluppo futuro". La green economy a Catania sembra il canale giusto da seguire: "Non esistono ricette miracolose, ma è importante credere e investire in un settore che è in crescita - continua Raffa -, molte aziende non più competitive nel settore meccanico hanno impegnato la propria esperienza e tecnologia nel fotovoltaico, ma anche in altri ambiti come il recupero dei vettori energetici da produzione industriale o la produzione di idrogeno da lavorazione di semiconduttori". 17 luglio 2009
L'abitazione low cost studiata per il piano casa e ispirata ai mattoncini Lego di Andrea Franceschi commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 14 luglio 2009 Galleria fotografica Videoforum / Ristrutturazioni casa Piano casa: ecco cosa si potrà fare Speciale Nuove Energie Lo sblocco delle risorse per l'housing sociale (edilizia a canone agevolato). Ma anche gli incentivi per la demolizione di vecchi edifici e la ricostruzione nuovi, ad alta efficienza energetica. Le imprese edili scommettono sugli incentivi previsti dal piano casa per superare la crisi. E sviluppano soluzioni ad hoc. È il caso del progetto di casa low cost, prefabbricata ed ecosostenibile di Rdb, colosso dei prefabbricati industriali, al suo debutto nel mercato dell'edilizia residenziale. "Il concetto è quello dei mattoncini Lego: pochi elementi, facilmente assemblabili tra loro, in grado di dare vita a tante soluzioni diverse" spiega l'architetto Paolo Caputo, che ha sviluppato il progetto. Il suo studio (Caputo Partnership), insieme ad altre aziende aziende italiane del settore, fa parte della newco che produrrà gli edifici residenziali con marchio Rdb Casa. Abitazioni prefabbricate, modulari, ad alto risparmio energetico. Non certo un'innovazione nel panorama italiano. Rdb casa però sarà la prima a produrle su grande scala, consentendo un notevole abbattimento del prezzo: ampiamente al di sotto dei 1000 euro al metro quadro per il modello base. L'azienda si appoggerà alla solida rete produttiva della controllante. Rdb, primo gruppo in Italia nel settore dei prefabbricati industriali, ha sedici impianti con una capacità produttiva di circa 600mila metri quadri l'anno. Costi ridotti quindi, ma anche tempi di edificazione ridotti del 30, 40%. E infine un abbattimanto notevole dei costi di gestione grazie all'alta efficienza energetica. Si stima un risparmio del 75%. Le case sono dotate di un sistema di pannelli fotovoltaici che da solo garantisce il 7% del fabbisogno energetico. Il sistema di recupero delle acque piovane poi consente un risparmio medio giornaliero del 50%. 14 luglio 2009
Pile e batterie a fine vita: fra due mesi scatta il piano di riciclo Ue di Gianni Rusconi commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 10 luglio 2009 Ogni anno in Italia vengono vendute 700 milioni di pile e oltre 20 milioni di accumulatori portatili al piombo e industriali da oltre 350.000 esercizi commerciali. Un fenomeno massiccio che può avere un impatto molto significativo per l'ambiente e grandi opportunità e potenzialità in termini di riciclo. Sulla raccolta e il recupero di un componente fondamentale per i dispositivi tecnologici (dai telefonini ai piccoli elettrodomestici) si esprime la Direttiva Europea 2006/66/CE, recepita in Italia con il decreto legislativo 188/2008 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 3 dicembre scorso. In attinenza alla normativa comunitaria, produttori, distributori e anche consumatori sono chiamati ad avere un comportamento più attivo e maturo quanto a raccolta e invio a riciclo delle pile e delle batterie a fine vita. Fra poco più di due mesi, il 26 Settembre, prenderà il via anche in Italia il nuovo sistema di gestione del riciclaggio e di questa assai impegnativa sfida ne ha parlato nei giorni scorsi il consorzio ReMedia, il principale organismo multi-settore (per la gestione eco-sostenibile dei cosiddetti "Raee", i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche). La sfida è difficile perché il Belpaese è notoriamente fra i primi in assoluto al mondo per presenza e consumo di telefoni cellulari e perché parliamo di un fenomeno realmente esteso: il mercato di pile e accumulatori portatili in Italia è superiore a 22.000 tonnellate l'anno, di cui il 42% proveniente da apparecchi elettronici e il 58% venduto singolarmente (su scala europea, ogni anno, vengono invece acquistate circa 225.000 tonnellate di pile per uso domestico). Il problema del riciclo esiste ed è tremendamente serio, come enfatizza ReMedia, per due ordini di motivi. Il primo: oggi in Italia meno del 10% di questi scarti viene raccolto e sottratto alla discarica attraverso iniziative volontarie sul territorio nazionale. Il secondo: nonostante le loro a volte esigue dimensioni, pile ed accumulatori possono essere estremamente dannosi per la salute in quanto contengono, seppure in misura ridotta, metalli pesanti come cadmio, cromo, zinco e mercurio (un grammo di mercurio contenuto in una pila può inquinare fino a 1.000 litri di acqua). Mettere a disposizione dei consumatori appositi contenitori per la raccolta è quindi un'impellenza da soddisfare al più presto da parte di catene di vendita, supermercati e negozi al dettaglio specializzati. A fine settembre l'intero sistema di gestione di questa categoria di rifiuti dovrà essere pronto ad operare e gli obiettivi su scala nazionale alquanto impegnativi: il 25% del totale di pile ed accumulatori portatili immesso a consumo entro il 26 Settembre 2012 e il 45% entro il 26 Settembre 2016. Allo stato attuale, fa notare ReMedia, devono essere ancora definite le modalità di funzionamento del Centro di Coordinamento Nazionale, pubblicato il Decreto Ministeriale relativo alle linee guida per il finanziamento del sistema e quindi garantita la piena e corretta operatività del Registro dei Produttori. 10 luglio 2009
La piastrella? Si converte di Luca Salvioli 21 luglio 2009 Tre obiettivi ambiziosi. Primo: rendere il fotovoltaico un elemento di design, spingendolo persino sui tetti delle aree di interesse storico. Secondo: dare nuova linfa e continuità produttiva al mercato della ceramica, riconvertendo parte delle macchine alla produzione di tegole fotovoltaiche. Terzo: gettare le basi per la declinazione nostrana della green economy. La piena fase industriale partirà a settembre. Ma Area Industrie Ceramiche, maggiore polo produttivo dell'Italia centro-meridionale con sede ad Anagni, in provincia di Frosinone, è titolare del primo brevetto di tegola fotovoltaica già dal 2008. "Per il momento abbiamo avviato la produzione artigianale in una fornace veneta e nel nostro stabilimento, con una capacità di mille pezzi al giorno", spiega il presidente Francesco Borgomeo. In Toscana, in Veneto e nel Lazio ci sono già diverse installazioni, in particolare in quelle aree dove ci sono vincoli storici o paesaggistici che ostacolano l'ingresso del fotovoltaico tradizionale. La storia è iniziata qualche anno fa. "Nel 2000, nel corso della ristrutturazione del Castello di Acquabella, in Toscana, ci siamo resi conto che sulle tegole dei tetti c'era spazio che poteva essere riempito". Come? Con le celle fotovoltaiche. Nel 2004 la richiesta di brevetto, quattro anni dopo, con una certa pazienza, il via libera. Le tegole sono di due tipi: di argilla tradizionale per le aree con vincoli paesaggistici, di gres porcellanato per tutti gli altri casi. "Il vantaggio del gres è che è solido, robusto e flessibile – continua Borgomeo –. Fonde a 1200 gradi, mentre la terracotta tradizionale a 600. È un materiale freddo, che consente al pannello fotovoltaico sovrastante di lavorare alla massima efficienza". Il prodotto finale è il risultato della collaborazione, in fase di ricerca e sviluppo, con Marazzi, primo produttore al mondo di ceramica, e Jabil, colosso americano che generalmente mette le mani nel BlackBerry, ma in questo caso realizza le celle e la parte di connessione. La tegola fotovoltaica può rappresentare un'occasione di riconversione industriale per l'intero mondo della ceramica, uno dei fiori all'occhiello del "Made in Italy". "Sono convinto che possa rappresentare un'opportunità per l'intera filiera – dice Borgomeo – che sta vivendo un momento difficile con la produzione in eccesso. Non si tratta solo delle tegole fotovoltaiche, il gres porcellanato apre nuovi spazi per le tegole in generale. Basti pensare che con questa tecnica possono essere smaltate del colore desiderato". Il polo di Anagni, attivo da più di trent'anni, da settembre metterà in pratica questo principio con la conversione del 40% delle macchine. E coprendo il tetto delle fabbriche delle stesse tegole, trasformerà l'energia del Sole in elettricità. "Partiremo con una singola linea produttiva da due milioni di pezzi l'anno – spiega Borgomeo –. Abbiamo ordini per 5 milioni di euro. Grandi multinazionali, comuni e aree costiere". La domanda maggiore è a livello residenziale. Per raggiungere i 3 KW di picco di un'abitazione media, occorre una copertura di circa 275 tegole che coprono 38 metri quadrati esposti alla luce del Sole. L'investimento, per la famiglia, è di circa 14mila euro. luca.salvioli@ilsole24ore.com 21 luglio 2009
Così nasce un'industria (ecologica) di Laura La Posta ed Eleonora Della Ratta commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 21 luglio 2009
"Nel 1993 eravamo un'impresa edile specializzata in lavori pubblici: dopo dieci anni ci siamo resi conto che non avevamo un futuro e ci siamo guardati intorno, cercando un'idea innovativa". Così Salvatore Moncada, amministratore delegato del Moncada energy group racconta come l'azienda siciliana è passata dall'ingegneria civile alla produzione di energia rinnovabile. "Abbiamo sfruttato le nostre competenze ingegneristiche per creare impianti eolici, poi è stata la volta dei pannelli solari e ora abbiamo realizzato tre impianti a biomasse – racconta –: le rinnovabili costituiscono la metà del nostro fatturato. E siamo salvi. Non solo: entro un anno prevediamo di passare da 220 a 500 dipendenti e da 70 a 200 milioni di fatturato". Prossima tappa? La realizzazione di un impianto fotovoltaico su un terreno acquistato... negli Stati Uniti. Da Agrigento al California dreamin'. Il boom delle energie rinnovabili, fotografato dal Gestore dei servizi elettrici (si vedano i dorsi regionali del Sole 24 Ore del primo luglio), si sta rivelando la via d'uscita dalla crisi per questa e per molte altre imprese. La molla è stata il Conto energia, l'incentivo con cui il Gse (cioè, lo Stato in ultima analisi) paga l'energia prodotta dai privati a quasi il triplo rispetto al prezzo medio del mercato, per vent'anni dall'investimento. A questo si aggiunge lo scambio sul posto, che permette, sostanzialmente, di non pagare le bollette. Gli incentivi per le auto meno inquinanti e lo spuntare di offerte bancarie di finanziamenti ad hoc stanno facendo il resto. La crisi, infine, sta accelerando un processo inevitabile per molte aziende attive in business recessivi: il necessario turnaround per mantenersi in vita viene declinato da molti in un'ottica verde. Lo conferma Aldo Fumagalli Romario, presidente della Commissione Sviluppo sostenibile di Confindustria. "La sfida climatica che spinge alla riduzione delle emissioni di CO2 sta rappresentando un'occasione di sviluppo tecnologico e di nuova imprenditorialità – spiega –. Pensiamo ai grandi progetti di Ccs (cattura e sequestro di CO2), allo sviluppo di tecnologie a basso impatto nei trasporti, agli ingenti programmi di sostegno per l'eolico, il fotovoltaico e il solare termico". Gli fa eco Sandro Bonomi, presidente Anima (la federazione dell'industria meccanica): "Le imprese italiane sanno innovarsi e adattare il proprio know-how alle nuove sfide e lo sviluppo futuro è rappresentato proprio dalle energie rinnovabili – sottolinea –: l'industria meccanica sta investendo in ricerca, per creare un'intera filiera che lavori nell'ambito della green economy". Dalla meccanica pura, molte piccole e medie imprese stanno svoltando verso le energie rinnovabili, dalla progettazione degli impianti alla produzione: "Gli incentivi sono importanti per due aspetti – spiega Bonomi –, da un lato agevolano la ripresa di un settore che prova a uscire dalla crisi più competitivo di prima, dall'altra facilitano il rispetto di normative europee che l'Italia non può ignorare". Quelle di Fumagalli e Bonomi non sono dichiarazioni programmatiche, ma la fotografia di quanto si sta verificando in intere aree del paese. Come la cosiddetta Etna valley, il distretto hi-tech orgogliosamente nato attorno alla St Microelectronics di Catania e ora in ansia per le misure di cassa integrazione varate e poi ridimensionate. "Molte aziende hanno cominciato a seguire il filone delle energie rinnovabili – conferma Salvo Raffa, presidente del distretto e della sezione hi-tech di Confindustria Catania –: quelle non più competitive nel settore meccanico hanno impegnato la propria esperienza e tecnologia nel fotovoltaico, ma anche in altri ambiti come il recupero dei vettori energetici da produzione industriale o la produzione di idrogeno da lavorazione di semiconduttori". Dal Trentino alla Sicilia si trovano ovunque storie di eco-imprese interessanti o di turnaround verdi. Come quelle della Pramac di Casole d'Elsa (Siena), che dai gruppi elettrogeni e dai macchinari per la logistica è passata ai moduli fotovoltaici hi-tech (18 milioni di fatturato aggiuntivi previsti quest'anno). Storie vincenti come quella della Solsonica, la società di Cittaducale (Rieti) del gruppo Eems: pannelli fotovoltaici da esportazione per un business incrementale di 20 milioni (si veda lo Speciale Nuove energie su www.ilsole24ore.com). Chissà se il futurologo Alvin Toffler, ormai 81enne, chiamerebbe questa rivoluzione la Quarta ondata: dalla società post-industriale da lui preconizzata nel bestseller del 1980 The third wave stiamo forse passando a una società eco-industriale di nuovo tipo, difficile da inquadrare. La foto del nuovo settore è mossa o sfocata: sulla base occupazionale creata c'è guerra di stime. A livello prudenziale, si parla di 55mila occupati (si veda l'articolo a pag. 5). Di fatto, c'è un Far West di regole, modelli di business, start-up non rilevate, turnaround non dichiarati. E scarsa consapevolezza del fatto che sta nascendo un comparto industriale. Come fare a orientarsi? "Follow the money", consigliava Gola profonda al cronista Bob Woodward, come immortalato nell'indimenticabile film "Tutti gli uomini del presidente". E il fiume di soldi che si sta muovendo porta dritto a un simbolico edificio con su scritto Green business community. Con un fiocco verde sulla porta. 21 luglio 2009
La rivoluzione verde delle imprese italiane di Eleonora Della Ratta commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 21 luglio 2009 I nomi dell'economia verde italiana non sono pochi, spesso si tratta di aziende con una lunga storia alle spalle, ma in tutt'altro settore. Quando nel 1966 Mario Campinoti fondò l'Europea, a Casole d'Elsa, in provincia di Siena, non avrebbe mai pensato che un giorno sarebbe diventata leader in Europa nel settore delle energie rinnovabili. Negli anni Sessanta era la produzione di materiale edile il core business dell'azienda che, negli anni, ha ampliato la gamma dei propri prodotti e ha creato il gruppo Pramac Spa, con stabilimenti in tutto il mondo, quotato in Borsa dal 2007. Attivo nella produzione e commercializzazione a livello mondiale di gruppi elettrogeni per la generazione di energia elettrica, macchinari per la movimentazione logistica interna, il gruppo oggi punta sulle rinnovabili per garantirsi uno sviluppo concorrenziale. "Il prossimo 23 luglio sarà inaugurato lo stabilimento svizzero di Riazzino – spiega Paolo Campinoti, ad di Pramac - e daremo il via alla produzione e distribuzione sul mercato dei nostri moduli fotovoltaici di ultima generazione, a "film sottile", denominati Pramac Luce Micromorph". Una nuova tecnologia che permette di avere un prodotto a costi inferiori e un rendimento maggiore: "I moduli producono il 15% in più di energia su base annua rispetto ai pannelli tradizionali, hanno un design raffinato e sono integrabili dal punto di vista architettonico oltre ad essere eco-compatibili – spiega Campinoti -, solo con questa nuova produzione stimiamo di raggiungere entro la fine dell'anno un fatturato di circa 18 milioni di euro". L'energia verde è stata una via per restare competitivi nonostante la competitività dei Paesi del Far East per Solsonica, la società di Cittaducale (Rieti) appartenente al gruppo Eems: "Dal 1970 produciamo semiconduttori, ma la forte concorrenza della Cina ci ha spinti a diversificare – spiega Giuseppe Scopigno, responsabile comunicazione Solsonica -, nel 2005 la Eems ha così aperto due filiali in Cina e una a Singapore per continuare la produzione di semiconduttori, mentre nel 2007 abbiamo costituito Solsonica nella sede italiana, che conta 200 dipendenti, per capitalizzare la nostra esperienza legata alla lavorazione del silicio e sfruttare le opportunità rappresentate dallo sviluppo del fotovoltaico". La scelta è ricaduta sul fotovoltaico: "È un mercato con buone prospettive, dove potevamo sfruttare il nostro know-how tecnologico – spiega Scopigno –, inoltre in Italia mancava una filiera produttiva per sostenere la crescita del mercato fotovoltaico e siamo stati tra i primi a produrre le celle e i pannelli". L'80% della produzione è destinata al mercato nazionale, ma dallo scorso anno è iniziata l'esportazione di moduli fotovoltaici anche in Germania e Spagna: il primo anno di attività si è chiusto con un fatturato di 20 milioni di euro, il 12% dei 154 milioni totali: "Si tratta di un'attività collaterale che sta prendendo sempre più valore: nel primo trimestre di quest'anno abbiamo già fatturato sei milioni, il 25% del totale". Dal Trentino alla Sicilia si trovano storie di qualche visionario che ha visto nell'energia solare il futuro o di chi ha delocalizzato attività poco competitive e si è concentrato su un futuro verde. Il gruppo Moncada Energy Group di Agrigento è stato uno dei primi: "Abbiamo sfruttato le nostre competenze ingegneristiche per creare impianti eolici, poi abbiamo continuato con i pannelli solari e abbiamo appena finito la realizzazione di tre impianti a biomasse – racconta Salvatore Moncada, ad del gruppo – all'inizio sembravamo solo dei sognatori, ma puntare sulle rinnovabili ha permesso una crescita notevole e adesso costituisce la metà del nostro fatturato". La sede siciliana conta 220 addetti e un fatturato di 70 milioni di euro: "Per il 2010 prevediamo di arrivare a 500 dipendenti e 200 milioni di fatturato, di cui 120 milioni provenienti dal settore energia". Nuovi posti di lavoro, con ripercussioni positive sull'indotto, investimenti all'estero per acquistare terreni, come quelli in California dove nei prossimi mesi verrà creato un nuovo impianto solare: "Nell'idea di Barack Obama la green economy comporta nuovi posti di lavoro su tutta la filiera, ma in Italia non è così – lamenta Moncada - non è una strada in discesa, purtroppo, anzi le difficoltà burocratiche aumentano ogni giorno e manca una sana competitività, mentre è molto più facile lavorare all'estero". 21 luglio 2009
L'abc del Conto Energia per il fotovoltaico Pagina: 1 2 3 4 5 6 di 6 pagina successiva commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci
A Agevolazioni L'incentivo per l'energia prodotta da impianti fotovoltaici è il Conto Energia (Dm 19/02/2007). Non sono ammessi per il fotovoltaico, invece, i certificati verdi né le detrazioni del 55% (legge Finanziaria 2007 e successive), che sono invece previste per il solare termico e altri interventi per il risparmio energetico. Alla tariffa incentivante del Conto Energia si aggiunge il meccanismo dello scambio sul posto o, in alternativa, la vendita dell'energia al mercato. Ci sono però altre agevolazioni da considerare: la tariffa del Conto Energia viene aumentata fino a un massimo del 30 per cento se si effettuano lavori sugli edifici che permettono il risparmio energetico di almeno il 10% o se l'edificio è nuovo ed efficiente dal punto di vista energetico. Si possono sommare anche altri finanziamenti pubblici, purché non superino il 20% del valore dell'investimento. Questa misura non vale per le scuole e gli ospedali, i quali hanno inoltre una maggiorazione del 5% sulla tariffa agevolata, così come accade per gli edifici gestiti da comuni fino a 5mila abitanti e per impianti medi e grandi in cui la quota di autoconsumo è di almeno il 70 per cento. Allacciamento alla rete elettrica Uno degli adempimenti burocratici per chi installa un impianto fotovoltaico riguarda la connessione alla rete elettrica. Dopo aver concluso l'iter autorizzativo (vedi la voce autorizzazioni), è necessario presentare una richiesta di connessione al gestore di rete locale (Enel, A2A, Hera ecc.) e attendere il preventivo. Una volta accettato il preventivo, iniziano i lavori e ha luogo l'allacciamento alla rete. La recente delibera Arg/elt 99/08 dell'Aeeg ha fissato tempi e costi massimi per i preventivi e i lavori, a cui i gestori di rete devono adeguarsi. Sono previste anche delle sanzioni in caso di ritardi. Per i dettagli, si veda la Guida al Conto Energia. Assicurazione Molte assicurazioni hanno predisposto dei prodotti ad hoc per il fotovoltaico, che coprono sia i rischi legati agli eventi naturali (per esempio grandine) sia gli atti di terzi (vandalismo e furti). Il premio dell'assicurazione, per un impianto domestico, è nell'ordine dei 10 euro annui per kW installato (in media 30 euro all'anno per un impianto domestico). Spesso le banche richiedono la sottoscrizione di una polizza assicurativa per concedere il finanziamento di un impianto fotovoltaico. Autorizzazioni È prevista a breve la pubblicazione delle Linee guida per rendere applicabile l'"autorizzazione unica", prevista fin dal Dlgs 387 del 29/12/2003. Con tale procedimento, in tutta Italia, l'iter autorizzativo dovrebbe durare al massimo di 180 giorni. Fino a oggi, tuttavia, chi vuole realizzare un impianto fotovoltaico deve informarsi in comune sugli iter e sulle autorizzazioni previste, diverse da regione a regione. In genere per gli impianti fino a 20 kW di potenza è sufficiente la Dia (dichiarazione di inizio attività). Attraverso il procedimento della Dia si presenta al comune il progetto firmato da un tecnico abilitato e dopo 30 giorni, se non ci sono rilievi da parte dell'ufficio tecnico, si possono iniziare i lavori. In zone protette – come i centri storici – è in genere necessaria l'autorizzazione paesaggistica. B Banche Sono molte le banche che offrono dei finanziamenti ad hoc, alcune coprono fino al 100% dei costi. Questo è possibile in quanto l'accordo tra il GSE e 350 istituti finanziari permette di utilizzare il bonus pubblico per garantire il rimborso del prestito attraverso la cessione del credito che consente il finanziamento dell'impianto. Bolletta Fino alle recenti modifiche sullo scambio sul posto (deliberazione ARG/elt 74/08, allegato A), gli utenti ricevevano la bolletta del proprio operatore alleggerita della parte di energia autoprodotta. Da quest'anno, invece, pagano le bollette e si vedono attribuire sul proprio controcorrente il contributo dal GSE. Burocrazia Se non si sceglie di affidare la burocrazia a un installatore o una banca, gli adempimenti burocratici da affrontare per installare i pannelli fotovoltaici e ottenere l'incentivazione Conto Energia sono principalmente tre: l'autorizzazione da richiedere al comune; la richiesta di connessione alla rete elettrica; la convenzione con il Gestore dei servizi elettrici (GSE) per l'ottenimento dell'incentivo Conto Energia. Altre "carte" riguardano il finanziamento dell'impianto e la stipula di polizze assicurative. C Certificazione energetica Si intende il complesso delle operazioni svolte dai soggetti accreditati per il rilascio dell'attestato di certificazione energetica e delle raccomandazioni per il miglioramento della prestazione energetica dell'edificio. Dal 1° luglio 2009 chi vende un immobile deve disporre di un documento che attesti il rendimento energetico dell'appartamento o della villetta, come previsto dall'articolo 6, comma 1-bis, lettera c) del Dlgs 192/2005. Questo documento, dal 25 luglio, a seguito dell'entrata in vigore delle linee guida del ministero dello Sviluppo economico (decreto 26 giugno 2009 del ministero dello Sviluppo Economico, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 158 del 10 luglio 2009) sarà l'attestato di certificazione energetica in tutta Italia. Finora era sufficiente l'attestato di qualificazione energetica, rilasciato da un tecnico abilitato che poteva non essere estraneo alla proprietà. Un discorso a parte va fatto per le regioni Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna e per la provincia autonoma di Bolzano. In queste regioni era già prevista la certificazione energetica e mantengono le precedenti procedure per la certificazione energetica, diverse da quelle delle altre regioni. Un discorso a parte va fatto per l'obbligo di allegare la certificazione energetica in caso di rogito. A livello nazionale l'obbligo è stato abolito (Legge 133/2008), mentre rimane obbligatorio in Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana e Valle d'Aosta (si veda l'articolo dedicato all'argomento sul nostro sito). La certificazione energetica interessa il Conto Energia solo marginalmente: è infatti necessaria per certificare la riduzione dell'indice di prestazione energetica a seguito di opere di risparmio energetico. Se la riduzione è almeno del 10%, si ha diritto a una tariffa incentivante (Conto Energia) maggiorata fino al 30 per cento. Conto Energia Si tratta del sistema di incentivo previsto per gli impianti fotovoltaici connessi alla rete elettrica. Indica un meccanismo che remunera l'energia prodotta da un impianto per 20 anni. Il Conto Energia remunera ogni kWh prodotto da 35 a 48 centesimi di euro, a seconda della tipologia di impianto. La tariffa incentivante è maggiore per gli impianti più piccoli (fino a 3 kW di potenza) e per quelli totalmente integrati architettonicamente. Ogni anno le tariffe vengono aggiornate. Nel 2009 si sono ridotte del 2% rispetto all'anno prima e nel 2010 si ridurranno di un ulteriore 2 per cento. Il Conto Energia finirà al raggiungimento della soglia di 1.200 MW installati (probabilmente già alla fine del 2010, attualmente siamo a 500 MW). Potranno comunque usufruire dell'incentivo gli impianti che entreranno in esercizio nei 14 mesi successivi al raggiungimento del limite, sono previsti 24 mesi per le strutture pubbliche. Il nuovo Conto Energia (Dm 19/02/2007) ha sostituito il primo Conto Energia (Dm del 28/07/2005 e del 06/02/2006). Convenienza economica Per quanto le tariffe incentivanti siano diminuite del 2% nel 2009, la convenienza del fotovoltaico è ancora forte. Secondo uno studio del Politecnico di Milano (per consultarlo è necessario registrarsi), il tasso interno di rendimento (Tir) medio a 25 anni di un impianto domestico è del 9 per cento. Per fare un confronto, un Btp a 25 anni è oggi del 4,59% netto (5,25% lordo). D Detrazione del 55% La detrazione del 55% per gli interventi per il risparmio energetico non vale per gli impianti fotovoltaici. È invece valida per i pannelli solari termici (che permettono di riscaldare l'acqua e in certe condizioni di riscaldare le case), oltre che per le caldaie di nuova generazione, i "cappotti termici" e l'isolamento termico tramite adeguati serramenti. Il rimborso fiscale avviene in 5 anni. Questo incentivo non è gestito dal GSE ma dall'Enea e dall'agenzia delle Entrate. Tutta la normativa si trova all'indirizzo http://efficienzaenergetica.acs.enea.it/decreti.htm . Durata dell'impianto La durata di un impianto fotovoltaico è in genere di 20-25 anni. L'incentivo Conto Energia dura 20 anni. E Emissioni Le emissioni di CO2 di un impianto fotovoltaico sono nulle. Il contributo del fotovoltaico per l'abbattimento delle emissioni è però relativamente limitato, vista la ridotta potenza degli impianti.
F Film sottile Oltre ai classici moduli in silicio mono e policristallino, si stanno diffondendo i pannelli solari di tipo "film sottile", che attualmente hanno una quota prossima al 10% del mercato globale (si veda l'articolo sul nostro sito). Il film sottile è un prodotto della tecnologia che sfrutta la deposizione di un sottilissimo strato di materiali semiconduttori per la realizzazione della cella fotovoltaica. Le famiglie di moduli a film sottile sono tre: i moduli in silicio amorfo (a-Si); quelli CdTe (telloruro di cadmio); e quelli CIS/CIGS, che basano il loro funzionamento su svariati composti ternari. In generale, lo svantaggio è dato dalla bassa efficienza, che costringe a installare pannelli più ampli, mentre il vantaggio è dato dai costi minori. Fisco Il trattamento fiscale degli impianti fotovoltaici cambia molto in base alla potenza dell'impianto e alla sua destinazione. Per tutti la tariffa incentivante del Conto Energia non è mai soggetta a Iva, anche se l'impianto è realizzato nell'esercizio di attività di impresa. Per piccoli impianti fino a 20 kW asserviti ad una abitazione, l'immissione di energia in rete (scambio sul posto) non è considerata una attività commerciale e quindi non è fiscalmente rilevante. Nel caso di impianti non asserviti ad una abitazione (è il caso di grandi impianti ma non solo) l'immissione di energia in rete ai fini di vendita o scambio è considerata un'attività commerciale e quindi rilevante ai fini Iva e altre imposte. I dettagli si trovano nella circolare 46/E del 19 luglio 2007 dell'Agenzia delle Entrate sulla "Disciplina fiscale degli incentivi per gli impianti fotovoltaici". Fotovoltaico Come spiega la "Guida al Conto Energia" pubblicata dal GSE, un impianto fotovoltaico permette di trasformare direttamente l'energia solare in energia elettrica in corrente continua grazie all'effetto fotovoltaico. Tale fenomeno si manifesta nei materiali detti "semiconduttori", il più conosciuto dei quali è il silicio. Per rendere compatibile l'energia generata dai moduli fotovoltaici con le apparecchiature per usi civili e industriali occorre trasformare la corrente da continua in alternata alla frequenza a alla tensione di funzionamento della rete elettrica pubblica. Questo si ottiene interponendo tra i moduli e la rete un inverter. Furti I furti di pannelli fotovoltaici sono frequenti, ma a essere colpiti sono soprattutto i grandi impianti, specialmente in fase di cantiere, e i moduli di edifici pubblici o presenti per strada (per esempio legati a lampioni o semafori lampeggianti). Il fenomeno si è registrato soprattutto al Sud, in particolare in Campania, Calabria e Puglia. Le destinazioni principali sono Nord Africa, Far East, Grecia, Spagna e Romania. Non ci sono dati ufficiali sul valore dei moduli rubati, ma dalle stime di operatori specializzati è quantificato in 100 milioni di euro nel 2008. Un singolo modulo costa 7-800 euro e viene rivenduto a circa 250 euro. G Gestore dei servizi elettrici Il GSE (ex GRTN società Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale S.p.a.) è la holding pubblica che opera per la promozione e lo sviluppo sostenibile in Italia attraverso l'erogazione degli incentivi economici destinati alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili Il GSE promuove campagne di informazione per un consumo di energia elettrica responsabile e compatibile con le tematiche dello sviluppo sostenibile. È il soggetto di riferimento per gli incentivi legati al solare fotovoltaico. La società è interamente posseduta dal ministero dell'Economia e delle Finanze, mentre gli indirizzi strategici e operativi sono definiti dal ministero dello Sviluppo Economico. Il GSE è capogruppo delle società Acquirente Unico e Gestore del Mercato Elettrico Grid parity La "grid parity" è la coincidenza del costo dell'energia prodotta da impianti fotovoltaici con quello dell'energia prodotta da fonti convenzionali. In alcune limitate parti del mondo questa condizione si è già realizzata. In Italia alcune stime ritengono che la parità si otterrà intorno al 2015 (2016 per gli impianti domestici), per effetto dei minori costi di produzione degli impianti fotovoltaici. In Italia si dovrebbe raggiungere inizialmente in Sicilia. Gruppi di acquisto Sulla scorta di esperienze legate ai prodotti agricoli, anche per l'installazione di pannelli fotovoltaici sono stati creati dei gruppi di acquisto solidali. Il più noto è probabilmente il gruppo fondato da Jacopo Fo (legato al progetto Merci Dolci). Ci sono vari Gaf (gruppi di acquisto fotovoltaico) a livello locale, come a Roncadelle (Bresci), a Pescara, a Pederobba (Treviso), a Castiglione delle Stiviere (Mantova), in vari comuni del Parco dell'Appennino, a Padova e in molti altri luoghi. Iniziative analoghe sono state portate avanti dai Gas degli "Amici di Beppe Grillo". I gruppi di acquisto promettono risparmi (di circa il 10%) rispetto ai costi normali, grazie agli accordi stipulati con gli installatori e con i fornitori di moduli e inverter. Molto diffusi sono anche i gruppi di acquisto solidale per i pannelli solari termici, che hanno anche il vantaggio di richiedere un investimento iniziale minore. La "Rete solare per l'autocostruzione" va oltre: non solo è un gas per acquistare i materiali per il solare termico, ma fornisce anche l'assistenza per installare "da sé" i pannelli. Decisamente innovativo è anche l'approccio della "cooperativa elettrica di produttori e utilizzatori" Retenergie, di Fossano, vicino Cuneo. Alla base del progetto c'è l'idea di produrre energia rinnovabile da impianti di produzione a basso impatto ambientale attraverso la forma dell'azionariato popolare. In pratica si acquistano delle "azioni" di almeno 500 euro, per finanziare impianti rinnovabili (fotovoltaico, mini-eolico e mini-idroelettrico), partecipando negli anni successivi ai ricavi derivanti dagli impianti. Guida al Conto Energia Si tratta di una pubblicazione predisposta dal GSE in collaborazione con l'Aeeg (autorità per l'energia elettrica e il gas), che fornisce indicazioni utili (meccanismo degli incentivi e burocrazia) per coloro che intendono realizzare un impianto fotovoltaico e richiedere gli incentivi. I Impianto fotovoltaico Un impianto fotovoltaico si compone di moduli o pannelli fotovoltaici (in silicio mono o policristallino o con tecnologia di tipo "film sottile"), che pesano per circa il 65% sull'investimento complessivo. Altre componenti dell'impianto sono la struttura di sostegno per installare i moduli sul terreno, su un edificio o qualsiasi struttura edilizia, un inverter e i quadri elettrici, cavi di collegamento e locali tecnici per l'alloggiamento delle apparecchiature. Attualmente in Italia sono installati circa 40mila impianti, per una potenza complessiva di 500 MW. Installatori Contattare un installatore è il primo passo da compiere da chi vuole mettere un impianto fotovoltaico sulla propria abitazione o azienda. Il progettista o l'installatore specializzato predispongono il progetto e il preventivo. È indispensabile il sopralluogo, perché la produzione di energia dipende dalla corretta installazione dell'impianto e dall'esposizione all'irraggiamento solare. Gli installatori sempre più spesso si fanno carico anche delle pratiche burocratiche richieste (autorizzazioni, connessioni, convenzione con il GSE). Se si vuole ottenere la certificazione energetica dell'edificio (a seguito di interventi di risparmio energetico che permettono di aumentare la tariffa incentivante fino al 30%), bisogna rivolgersi a soggetti accreditati. In Lombardia, Liguria, Emilia Romagna e provincia autonoma di Bolzano questi soggetti sono presenti in specifici elenchi. Nelle altre regioni sono, semplificando, gli stessi soggetti a cui ci si rivolge per le detrazioni del 55% per interventi di risparmio energetico (pannelli solari termici, cappotto termico, infissi, caldaie a condensazione). Investimento Il costo di un impianto solare fotovoltaico si aggira tra i 4.500 e i 5.500 euro per kW di potenza installata. Un impianto domestico da 3 kW costa quindi intorno ai 15-20mila euro. Secondo un calcolo di Legambiente, ipotizzando un impianto familiare da 3 kW da 22.660 euro Iva inclusa, sul costo totale il modulo incide per il 56%, ma si arriva al 69% includendo gli altri materiali. La componente lavoro pesa invece per il 14%, di cui la metà per l'installazione. Irraggiamento solare Si misura in kW/m2 e corrisponde alla radiazione solare istantanea incidente sull'unità di superficie. Varia naturalmente a seconda della latitudine e influisce sulla redditività di un impianto solare fotovoltaico o termico. In Italia la regione con maggiori irraggiamento e rendimento è la Sicilia. Una misura dell'irraggiamento nel proprio comune si può ottenere consultando l'atlante italiano della radiazione solare dell'Enea (ma bisogna sapere le coordinate esatte) o i simulatori come quelli del sito www.enelsi.it o www.ingalessandrocaffarelli.it . L Limiti per il Conto Energia Il nuovo Conto Energia (Dm 19/02/07) ha modificato i limiti previsti dal primo Conto Energia (Dm del 28/07/2005 e del 06/002/2006). È stato innanzitutto tolto il limite di 1.000 kW come potenza massima incentivabile per un singolo impianto. Inoltre, il precedente tetto annuo di potenza incentivabile è stato sostituito da un limite massimo cumulato, pari a 1.200 MW. Gli impianti che entreranno in esercizio entro 14 mesi (24 mesi per i soggetti pubblici titolari degli impianti) dalla data di raggiungimento del limite potranno comunque beneficiare delle tariffe incentivanti. L'attuale meccanismo dopo il superamento della soglia potrà essere rivisto. L'orientamento del governo italiano sembra quello di rivedere gli incentivi senza riduzioni drastiche come quelle avvenute in Spagna. M Manutenzione I costi di manutenzione ordinaria e di esercizio di un impianto fotovoltaico sono abitualmente stimati in circa l'1-1,5% del valore dell'impianto. Dopo dieci anni è opportuno prevedere degli interventi di manutenzione straordinaria per la sostituzione di alcuni componenti elettrici, in particolare dell'inverter. Modulo Il modulo fotovoltaico è un insieme di celle fotovoltaiche collegate tra loro in serie o in parallelo, così da ottenere valori di tensione e corrente adatti ai comuni impieghi. I moduli in silicio policristallino costano leggermente meno di quelli in monocristallino, ma hanno anche una resa minore. La produzione delle celle e dei moduli avviene soprattutto in Asia o in Germania. N Nuovo Conto Energia Una nuova regolamentazione degli incentivi per gli impianti fotovoltaici è divenuta operativa a seguito del Dm 19/02/2007, che ha sostituito il primo Conto Energia (Dm del 28/07/2005 e del 06/02/2006). Il Nuovo Conto Energia ha semplificato la procedura, eliminando la fase istruttoria preliminare all'ammissione alle tariffe incentivanti. Ha inoltre modificato i limiti all'incentivazione (da una soglia annua a 1.200 MW complessivi), ha previsto una maggiore articolazione delle tariffe per premiare gli impianti piccoli e architettonicamente integrati. Infine ha introdotto un premio per gli impianti abbinati all'uso efficiente di energia. O Obama Il presidente degli Stati Uniti ha promesso un forte impulso alle energie rinnovabili. Recentemente Obama ha sostenuto l'American Clean Energy and Security Act, legge votata dalla Camera (non ancora dal Senato) che prevede una riduzione del 17% dei gas serra entro il 2020, con base i valori del 2005. Il disincentivo alle emissioni nocive non sarà però applicabile per diversi anni all'industria del carbone. Gli Usa sono una delle nazioni con il maggior numero di installazioni impianti fotovoltaici, ma rimangono lontani da Spagna e Germania. Nel 2008 sono stati installati 342 MW (poco più dei 260 MW in Italia, secondo i dati Epia), contro i 2.500 MW spagnoli e i 1.500 MW tedeschi. P Piano casa Le leggi regionali sul piano casa approvate nelle ultime settimane o attualmente in discussione, a seguito dell'intesa Stato-Regioni del 31 marzo 2009, legano generalmente la possibilità di ampliare le abitazioni, o di demolirle e ricostruirle, al risparmio energetico. L'installazione di pannelli solari termici o fotovoltaici è spesso menzionata come condizione per ottenere gli ampliamenti o aumenti di cubatura maggiori rispetto a quelli normalmente previsti. R Ritorno dell'investimento Il ritorno dell'investimento in termini di anni (pay-back period) si ha in misura diversa nelle diverse regioni. A Sud il ritorno del capitale investito, secondo le stime del GSE, si ha in 7-9 anni; al centro in 9-11 anni; e al Nord in 11-13 anni. S Scambio sul posto Il meccanismo dello scambio sul posto (Del. Aeeg n. 74/08) va ad aggiungersi all'incentivo del Conto Energia. Con lo scambio sul posto, semplificando, non si paga la bolletta della luce. Più precisamente, l'elettricità prodotta da un impianto e non contestualmente autoconsumata può essere commercializzata dal consumatore-produttore. Lo scambio sul posto può essere scelto, in alternativa alla vendita di energia al mercato, solo dagli impianti fino a 200 kW di potenza (se entrati in esercizio dopo il 31 dicembre del 2007, mentre per gli altri il limite è di 20 kW). Conviene preferire lo scambio sul posto alla vendita se si produce tanta energia quanta se ne consuma. Dal 1° gennaio 2009 sono cambiate alcune regole. I titolari di impianti che hanno scelto lo scambio sul posto (il 96% di quelli attivati con il Nuovo Conto Energia) entro il 30 settembre 2009 dovranno stipulare una convenzione con il Gestore dei servizi elettrici. Il GSE diventa ora il responsabile unico del servizio, subentrando agli operatori di mercato come soggetto di riferimento. Un esempio aiuta a chiarire la differenza tra lo scambio sul posto e il Conto Energia. Schematizzando, si ipotizza un impianto che produce 1.000 kWh all'anno, ne autoconsuma immediatamente 200 e ne consuma in maniera differita (cioè di sera) altri 700. Alla remunerazione del Conto Energia su tutti i 1.000 kWh prodotti si aggiunge lo scambio sul posto: i 200 kWh autoconsumati non sono pagati in bolletta; gli 800 kWh rimanenti sono immessi in rete e vengono valorizzati dal GSE in base al prezzo zonale orario (ora e area geografica in cui l'impianto produce). Il contributo in conto scambio rimborsa i 700 kWh pagati dalla famiglia nella bolletta elettrica. Il controvalore in euro dell'energia elettrica non utilizzata è riportato a credito per gli anni. Solare termico I pannelli solari termici non vanno confusi con quelli fotovoltaici. Se questi ultimi permettono la produzione di energia elettrica, lo scopo dei primi è la produzione di acqua calda. I pannelli solari termici possono, in presenza di sistemi di riscaldamento sotto i pavimenti, anche riscaldare le abitazioni. L'incentivo economico utilizzato non è il Conto Energia ma la detrazione in cinque anni del 55% dei costi sostenuti. Per i pannelli solari termici è prevista una procedura semplificata per ottenere il bonus fiscale. Il costo di un impianto solare termico per un'abitazione è di circa 3-4mila euro. T Tariffe onnicomprensiva Il sistema della "tariffa onnicomprensiva", simile per impostazione al Conto Energia, può essere richiesta dal produttore di energia in alternativa ai "certificati verdi". Questo incentivo non riguarda, tuttavia, il fotovoltaico. La tariffa onnicomprensiva remunera per 15 anni l'energia prodotta dagli impianti di energia rinnovabile che abbiano una potenza massima di 1 MW (0,2 MW per il mini-eolico). Le tariffe per ogni kWh prodotto sono diverse per le differenti fonti rinnovabili (dai 18 centesimi del gas da discarica ai 34 del moto ondoso). U Unione europea Il pacchetto clima-energia 20-20-20 è il programma europeo, approvato alla fine del 2008, che prevede di conseguire, entro il 2020, tre obiettivi: ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili (qui il testo completo). L'Italia ha ottenuto che il suo obiettivo di produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2020 scendesse al 17%, ma lo sforzo sarà comunque elevato: dovranno derivare da fonti rinnovabili 28 milioni di Tep, tonnellate di petrolio equivalente, più del potenziale italiano di energia rinnovabile, stimato in 24 milioni di Tep. In questa sfida il fotovoltaico giocherà un ruolo marginale: secondo una stima dell'Aeeg, nonostante nel 2020 il fotovoltaico assorbirà 3,5 miliardi di euro di incentivi sui 7 miliardi totali, il suo contributo sarà di "soli" 10 TWh: un decimo dell'energia elettrica da fonti rinnovabili prevista (104 TWh, pari a 9 milioni di Tep), che a sua volta è poco più di un terzo di tutta l'energia rinnovabile prevista (predomina infatti la quota di energia termica da biocarburanti, biomasse, geotermia e solare termico). V Vendita diretta o indiretta Se un impianto produce molta più energia elettrica di quanta non consumi, conviene, invece dello scambio sul posto, optare per la vendita dell'energia sul mercato. La premessa è che l'energia che consumiamo costa di più, circa il doppio, di quella che vendiamo. Schematizzando e semplificando: quando produciamo 100 e consumiamo 100, con lo scambio sul posto la somma è zero. Con la vendita al mercato, invece, pagheremmo 100 e riceveremmo 50. Se invece produciamo 1.000 e consumiamo 100, paghiamo 100 e riceviamo 500. Con lo scambio sul posto l'eventuale differenza tra quanto produciamo e quanto consumiamo non viene invece remunerata ma messa solamente a credito per gli anni successivi. La vendita può essere "indiretta", cioè l'energia può essere ceduta al GSE (ritiro dedicato) al prezzo di mercato riferito alla zona in cui è collocato l'impianto (e questa è la modalità più seguita, con l'esclusione degli impianti più grandi). Oppure si può scegliere di vendere direttamente l'energia in borsa, previa iscrizione al mercato dell'energia elettrica, gestito dal Gestore del mercato elettrico. W Watt, Watt di picco (Wp) e Wattora Il Watt è l'unità di misura della potenza elettrica. Il Watt di picco (Wp) è l'unità di misura usata per indicare la potenza che un dispositivo fotovoltaico può produrre in condizioni standard di funzionamento. Un impianto domestico ha in genere 2-3 kWp. Il Wattora è invece una unità di misura dell'energia che equivale a un Watt per ogni ora. Z Zapatero La Spagna nel 2008 ha segnato un record: la potenza deli impianti fotovoltaici installati nello scorso anno è stata di 2,5 GW (dati Epia), cioè quasi la metà dei 5,5 GW registrati tutto il mondo. La Spagna ha però tagliato quest'anno gli incentivi di circa 30%, così come ha fatto la Germania (del 10%), e posto un tetto annuale alle nuove installazioni di 500 MW. Il taglio repentino degli incentivi ha avuto pesanti riflessi occupazionali (circa 15mila persone hanno perso il lavoro).
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Nuovo Conto Energia
Richiesta di concessione delle tariffe
Le persone fisiche e giuridiche, nonché i soggetti pubblici e i condomini di unità abitative e/o di edifici che siano interessati all’incentivazione del fotovoltaico, individuati come soggetti responsabili nel DM 19 febbraio 2007, devono far pervenire al GSE - entro 60 giorni dalla data di entrata in esercizio dell’impianto, pena la decadenza dall’ammissibilità alle tariffe incentivanti – l’apposita richiesta di concessione della tariffa pertinente.
Ai fini del rispetto dei termini per la richiesta di riconoscimento della tariffa incentivante, vale la data di inoltro della domanda che, nel caso di inoltro a mano, corriere espresso, posta prioritaria o posta ordinaria, coincide con la data di ricevimento della domanda medesima da parte del GSE. Nel caso di invio a mezzo raccomandata, la data di inoltro della domanda coincide con la data di spedizione.
La richiesta dell’incentivazione deve essere elaborata seguendo le indicazioni riportate nel DM 19 febbraio 2007, nella Delibera AEEG n. 90/07 e nella guida per l'incentivazione degli impianti col Conto Energia.
Il soggetto responsabile, per la richiesta dell’incentivazione, dovrà utilizzare l’apposita applicazione informatica ed in particolare:
a. dovrà effettuare la registrazione (se non è già in possesso delle credenziali di accesso) e accedere al portale per l'incentivazione del fotovoltaico;
b. potrà scegliere di:
o gestire una richiesta d’incentivazione relativa a impianti già incentivati con i DM del 28/07/2005 e del 06/02/2006;
o gestire una richiesta d’incentivo per un nuovo impianto ai sensi del DM 19/02/2007;
c. nel caso si tratti di una richiesta d’incentivazione per un nuovo impianto, dovrà inserire i dati tecnici caratteristici dell’impianto;
d. successivamente dovrà caricare i seguenti allegati elettronici:
+ 5 diverse fotografie dell'impianto;
+ elenco dei moduli fotovoltaici e dei convertitori utilizzati;
predisporre la stampa dei seguenti allegati cartacei:
+ richiesta di riconoscimento della tariffa incentivante;
+ scheda tecnica;
+ dichiarazione sostitutiva di atto notorio;
e. per la richiesta delle tariffe incentivanti e dell’eventuale premio, dovrà inviare al GSE, oltre agli allegati cartacei citati al punto precedente, i seguenti documenti:
o documentazione finale di progetto dell’impianto;
o certificato di collaudo dell’impianto;
o dichiarazione sulla proprietà dell’immobile;
o copia del permesso a costruire o copia della D.I.A.;
o copia della comunicazione con la quale il gestore di rete locale ha notificato al soggetto responsabile il codice identificativo del punto di connessione alla rete (codice POD, definito all’articolo 37, comma 37.1, della deliberazione
n. 111/06);
o copia della denuncia di apertura di officina elettrica presentata all’UTF (per impianti superiori a 20 kWp); oppure, se l’impianto immette tutta l’energia prodotta nella rete, copia della comunicazione fatta all’UTF sulle caratteristiche dell’impianto (circolare 17/D del 28 maggio 2007 dell’Agenzia delle Dogane: disposizioni applicative del Dlgs 2 febbraio 2007, n. 26).
copia del verbale di attivazione del contatore di misura dell’energia prodotta e di connessione alla rete (per impianti inferiori a 20 kWp).
Ad ogni richiesta verrà assegnato automaticamente un numero identificativo dell’impianto fotovoltaico. Tale numero identificativo dovrà essere utilizzato per la richiesta dell’incentivo e per qualsiasi comunicazione del Soggetto Responsabile inerente l’incentivazione.
Le richieste per l’incentivazione, corredate dell’apposita documentazione di supporto, dovranno essere inoltrate a:
Gestore dei Servizi Elettrici – GSE S.p.A.
Incentivazione impianti fotovoltaici ai sensi del DM 19 febbraio 2007 N°= ………… (Numero identificativo Impianto)
Viale Maresciallo Pilsudski, 92
00197 - Roma
Le richieste possono pervenire:
o a mezzo di plico raccomandato con avviso di ricevimento (A.R.);
o tramite posta celere, posta prioritaria o ordinaria;
o tramite consegna a mano;
o tramite corriere.
Ogni plico dovrà contenere una sola richiesta.
L'Ufficio Protocollo del GSE è aperto al pubblico nei giorni feriali (lunedì-venerdì) negli orari 8.30-13.00 e 13.30-17.30.
Il link seguente (Elenco documenti) permette di scaricare alcuni dei documenti necessari per l'ottenimento degli incentivi. In particolare, al momento sono presenti la Guida operativa per richiedere gli incentivi e utilizzare il portale web ad accesso controllato, il fac simile della convenzione per il riconoscimento delle tariffe incentivanti, il fac simile del Certificato di Collaudo, da utilizzare esclusivamente per gli impianti che richiedono gli incentivi ai sensi del Nuovo Conto Energia, e la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà da utilizzare per la comunicazione delle misure.
(Sottoscrivi) (Feed RSS) Nuovo Conto Energia
N° Data Titolo Tipo KByte
1 13/01/2009 Guida alla richiesta degli incentivi e all'utilizzo del portale web PDF 853,8
2 16/04/2008 <!--4-->Dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà della produzione annuale PDF 21,0
3 14/04/2008 <!--3-->Certificato di collaudo PDF 25,0
4 18/01/2008 <!--2-->Convenzione per il riconoscimento delle tariffe incentivanti agli impianti fotovoltaici PDF 163,2
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Tariffe riconosciute
Le tariffe riconosciute agli impianti entrati in esercizio ai sensi del decreto 19 febbraio 2007 - variabili in funzione della classe di potenza degli impianti e del livello di integrazione architettonica – sono indicate nelle tabelle seguenti:
* impianti entrati in esercizio entro il 31/12/2008
Taglia di potenza dell’impianto Non integrato (€/kWh) Parzialmente integrato (€/kWh) Integrato (€/kWh)
1 kW <= P <= 3 kW 0,40 0,44 0,49
3 kW < P <= 20 kW 0,38 0,42 0,46
P > 20 kW 0,36 0,40 0,44
* impianti entrati in esercizio dal 01/01/2009 al 31/12/2009
Taglia di potenza dell’impianto Non integrato (€/kWh) Parzialmente integrato (€/kWh) Integrato (€/kWh)
1 kW <= P <= 3 kW 0,392 0,431 0,480
3 kW < P <= 20 kW 0,372 0,412 0,451
P > 20 kW 0,353 0,392 0,431
Per gli impianti che entreranno in esercizio dal 1 gennaio 2010 le tariffe saranno ulteriormente decurtate del 2% (con arrotondamento alla terza cifra decimale).
Con successivi decreti interministeriali saranno ridefinite le tariffe incentivanti per gli impianti che entreranno in esercizio negli anni successivi al 2010.
Gli incentivi, calcolati in base alle tariffe sopra riportate, sono riconosciuti per la totalità dell’energia elettrica prodotta dall’impianto, misurata all’uscita del gruppo di conversione della corrente continua in corrente alternata, sia che il soggetto responsabile si avvalga del servizio di scambio sul posto, sia che ceda in rete, in toto o in parte, l’energia elettrica prodotta.
Le tariffe incentivanti si aggiungono ai ricavi derivanti dalla vendita dell’energia elettrica prodotta o ai risparmi sulla bolletta elettrica nel caso l’energia elettrica prodotta sia utilizzata per alimentare le utenze del soggetto responsabile collegate all’impianto.
Il valore della tariffa riconosciuta è costante, in moneta corrente, per tutto il periodo dei venti anni.
Le suddette tariffe sono incrementate del 5% (con arrotondamento commerciale alla terza cifra decimale) nei seguenti casi, non cumulabili fra di loro:
o impianti maggiori di 3 kW di potenza non integrati architettonicamente, i cui soggetti responsabili impiegano l’energia elettrica prodotta in modo tale da conseguire il titolo di autoproduttori (ai sensi dell’art. 2, comma 2 del D. Lgs. n. 79/99 e successive modifiche e integrazioni);
o impianti i cui soggetti responsabili sono scuole pubbliche o paritarie di qualunque ordine e grado o strutture sanitarie pubbliche;
o impianti integrati (integrazione "totale" ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera b3) del DM 19 febbraio 2007)in sostituzione di coperture in eternit o comunque contenenti amianto realizzati in superfici esterne degli involucri di:
+ edifici,
+ fabbricati,
+ strutture edilizie di destinazione agricola;
o impianti i cui soggetti sono Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti in base all’ultimo censimento ISTAT (incluse Municipalità e Circoscrizioni, sempre che abbiano una loro autonomia e siano sotto i 5000 abitanti).
Gli impianti fotovoltaici, i cui soggetti responsabili sono enti locali, rientrano nella tipologia di impianto integrato, indipendentemente dalle effettive caratteristiche architettoniche dell’installazione. Ai sensi del Testo Unico delle Leggi sull’Ordinamento degli Enti Locali, si intendono per enti locali i comuni, le province, le comunità montane, le comunità isolane e le unioni di comuni. Le norme sugli enti locali si applicano altresì, salvo diverse disposizioni, ai consorzi cui partecipano enti locali, con esclusione di quelli che gestiscono attività aventi rilevanza economica ed imprenditoriale e, ove previsto dallo statuto, dei consorzi per la gestione dei servizi sociali.
Per gli impianti fotovoltaici operanti in regime di scambio sul posto e che alimentano, anche parzialmente, utenze ubicate all’interno o asservite a unità immobiliari di edifici, è prevista l’applicazione di un premio aggiuntivo abbinato all’esecuzione di interventi che conseguono una riduzione del fabbisogno energetico degli edifici. Tale premio consiste in una maggiorazione percentuale della tariffa (con arrotondamento commerciale alla terza cifra decimale), pari alla metà della percentuale di riduzione del fabbisogno di energia conseguita e certificata.
In tutti i casi, compresa la reiterazione di interventi che conseguono ulteriori riduzioni del fabbisogno di energia, il premio non può superare la percentuale del 30% della tariffa riconosciuta alla data di entrata in esercizio degli impianti.
Il premio spetta altresì, nella misura del 30% qualora le predette unità immobiliari o edifici siano stati completati successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto e conseguano, sulla base di idonea certificazione, un valore limite di fabbisogno di energia annuo per metro quadrato di superficie utile dell’edificio o unità immobiliari, inferiore di almeno il 50 % rispetto ai valori riportati nell’allegato C, comma 1, tabella 1, del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e successive modificazioni e integrazioni.
Per gli impianti entrati in esercizio nel periodo intercorrente tra il 1° ottobre 2005 e l’entrata in vigore della delibera 90/07dell’AEEG, prevista dal decreto, le tariffe applicate sono quelle previste per l’anno 2007 dal decreto 19 febbraio 2007 (sempre che tali impianti siano stati realizzati nel rispetto delle condizioni dei decreti 28 luglio 2005 e 6 febbraio 2006 e non beneficino e non abbiano beneficiato delle tariffe dei predetti decreti).
Per gli anni successivi al 2010, le tariffe sono ridefinite con appositi decreti interministeriali, in mancanza dei quali ù si continueranno ad applicare le tariffe definite per gli impianti che entrano in esercizio nel 2010.
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Responsabile Per. Ind. Giacomo Dalessandro
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